venerdì 1 febbraio 2013

...e dopo le Farfalle, anche il nostro giardino mette le ali

15 e 16 Febbraio 2013 ore 21,
@CambusaTeatro, Locarno.
LE SERVE, di Jean Genet
produzione IL Giardino delle Ore

regia di Simone Severgnini 
con Filippo Prina, Maria Cristina Stucchi 
e Clara Terranova


la Tournè 2013 della fortunata produzione della nostra compagnia, gia presentata a Erba e Como, vola in Svizzera per due giorni. info e dettagli al link  http://www.cambusateatro.com/home.htm

A 25 anni dalla scomparsa del famoso scrittore, drammaturgo e poeta parigino Jean Genet, la compagnia Il Giardino delle Ore gli rende omaggio mettendo in scena la sua prima commedia teatrale. E' il falso, l'artificiale che, nella rappresentazione teatrale, attirano Genet. Egli diviene autore drammatico perché la menzogna della scena è la più manifesta e la più affascinante. E infatti la verità sfuma in quei mulinelli d'essere e d'apparenza, d'immaginario e di realtà che l’opera mette in scena. Mai, forse, ha più sfrontatamente mentito che in Les Bonnes (Le Serve). Due cameriere amano e odiano insieme la loro padrona. Esse hanno denunciato l'amante di questa con delle lettere anonime. Venendo a sapere che sarà rilasciato in mancanza di prove, e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano, una volta di più, di assassinare la Signora, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; finalmente una di esse si dà alla morte, e l'altra sola, ebbra di gloria, tenta di innalzarsi, con la pompa degli atteggiamenti e delle parole, fino al magnifico destino che l'aspetta... (Dall'introduzione di Jean-Paul Sartre) La messa in scena vuole essere, come è nell'intenzione anche dell'autore, la fedele riproduzione di quel gioco di ruoli che soggiace ad ogni nostra relazione umana e che ci rende oggetto della messa in scena fino al punto di sacrificare a quel gioco la nostra esistenza. La scelta della regia è stata quella di calare il trittico di donne In un'atmosfera moderna ed elegante, contorniata da musiche jazz che spesso coincidono alla creazione di veri e propri "quadri viventi", i quali sostituiscono alcuni momenti di testo, spostando dalla parola alla sensazione il piano della scena. Con l’obiettivo di condurre il pubblico in un sogno che faccia risuonare in lui le dinamiche intime dell’uomo, grazie a questi personaggi estremi, ma così poco oltre il limite.



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